La Bioeconomia è il prossimo grande cambio di paradigma che la nostra società dovrà affrontare per assicurare la nostra prosperità entro i confini planetari e per avere la possibilità di costruire una relazione nuova e sinergica tra economia e biologia
Si è svolta lo scorso 24 settembre, la seconda edizione della Giornata Nazionale della Bioeconomia
IL Bioeconomy Day, è stata una occasione per raccontare e approfondire di fronte a target diversificati, dalle famiglie alle scuole agli addetti ai lavori, la nuova economia che impiega risorse biologiche rinnovabili nonché caratteristiche e opportunità offerte dall’economia circolare.
L’iniziativa, coordinata e promossa da Cluster SPRING con Assobiotec-Federchimica, ha stimolato l’alternarsi di eventi, iniziative e manifestazioni in diverse città d’Italia ??
Oltre 30 esperti – tra associati di Assobiotec, stakeholder e Istituzioni – hanno avviato una riflessione condivisa sulle potenzialità e i vantaggi per la salute e l’ambiente della bioeconomia, intesa come un nuovo paradigma di sviluppo economico e sociale, che parte dalla rigenerazione dei territori e dall’impiego di risorse biologiche rinnovabili (e locali) come materie prime per un’industria sostenibile e innovativa.
Uno scenario dove le biotecnologie industriali e agricole giocano un ruolo cruciale.
La Bioeconomia ricomprende quelle attività economiche che utilizzano bio-risorse rinnovabili del suolo e del mare – come colture agricole, foreste, animali e micro-organismi terrestri e marini – per produrre cibo, materiali ed energia. Della Bioeconomia, quindi, fanno parte il comparto della produzione primaria (agricoltura, foreste, pesca e acquacoltura) e i settori industriali che utilizzano o trasformano biorisorse (agroalimentare, carta e cellulosa, parte dell’industria chimica, delle bio-tecnologie e dell’energia).
Questi fattori sono il cuore dello sviluppo sostenibile, che conduce le Comunità più solide verso un’economia prospera e rispettosa dell’ambiente, in cui: si riduce la dipendenza dai combustibili fossili e dalle risorse non rinnovabili; si limita così la perdita di biodiversità e le grandi trasformazioni nell’uso del suolo, rigenerando l’ambiente e creando nuova crescita economica e occupazione a partire dalle specificità e sulle tradizioni locali, in particolare nelle aree rurali, costiere e industriali (incluse le aree abbandonate).