sabato, Novembre 11, 2023
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    La città come bene comune a misura d’uomo

    La cosa più importante per le aree urbane del futuro è quella di recuperare le relazioni umane e la collaborazione tra cittadini. Una città dove il concetto di comunità è sentito e che indica non solo condivisione di valori e di servizi pubblici, ma anche di concreta solidarietà tra cittadini.

    Oggi più che mai le nostre città hanno bisogno di grandi cambiamenti che devono interessare le periferie, la società, i modi di abitare, di lavorare e di passare del tempo libero. La cultura e la bellezza, salveranno il mondo e dunque bisognerà riconnettere le comunità di cittadini ed il contesto ambientale dentro il quale vive l’uomo, con la consapevolezza di comprendere la propria storia e la propria identità. La cultura ci rivela chi siamo ed è generatrice di bene comune e di benessere, promuove competitività al Paese e attrae investimenti, determina l’efficienza, la sicurezza e la vivibilità delle grandi città che ospitano oltre il 50% della popolazione italiana.

    LE PERSONE AL CENTRO. Cultura, bellezza, armonia e decoro urbano incidono quindi sensibilmente sul benessere della persona umana. La consapevolezza della cittadinanza ci dà una speranza affidabile nella direzione del recupero di un umanesimo per restituire una città sicura dentro la quale possano svilupparsi in pienezza le relazioni umane. La ricerca esasperata di una crescita economica che non tiene conto della persona umana in tutte le sue dimensioni a partire dalla lotta alle diseguaglianze e che fa a meno della necessità di ricostruire l’etica del bene comune in campo culturale, economico, politico, sociale, pone in crisi l’organizzazione stessa del tessuto sociale e distrugge irreversibilmente le differenze, le città e l’identità dei singoli. Inoltre l’accentramento delle persone nelle città con la speranza di una vita migliore rispetto a quella in campagna, è naufragata definitivamente; oggi vanno rivalutati stili di vita più a misura d’uomo dove la possibilità di una esistenza migliore siano decentrate e dove ritornare a coltivare la terra sia sinonimo di tradizione, cultura, innovazione, identità e salute sia fisica che mentale. Attraverso la nuova consapevolezza dell’importanza del ritrovare il bene comune mettendo le persone al centro, il mondo potrà essere liberato dall’egoismo, dall’egocentrismo e dall’ideologia economica e burocratizzata, e si potrà rispettare in maniera condivisa il creato, tutelare la vita in ogni sua fase, eliminare le ineguaglianze e le ingiustizie sociali. La ricerca della bellezza e dell’estetica nella storia era mirata a soddisfare il bisogno spirituale dell’uomo. Le cattedrali si costruivano al centro della città, in un contesto sociale e fisico ,perché erano una necessità ed un desiderio condiviso che finiva inevitabilmente per definire una identità tanto vera quanto bella, armoniosa, attraente e potente.

    Oggi le città sono delle megalopoli che hanno generato spazi marginali che sono diventati luoghi di esclusione, i “non luoghi”. Infatti le megalopoli producono costantemente periferie urbane e marginalizzazioni umane. Di fronte a questa realtà, specialmente nel sud del mondo, gli Stati e le istituzioni sovente rinunciano ad un controllo reale di questi spazi che diventano un mondo perduto, in cui si consumano drammi umani correlati a reti di criminalità e a ribellismi endemici, nel quadro di una cultura della sopravvivenza. Le nuove periferie umane stanno divenendo la condizione umana più diffusa. Alle città deve associarsi il concetto di comunità, che indica non solo condivisione di valori e di servizi pubblici, ma anche di concreta solidarietà e condivisione. Al centro degli interessi non solo le case, ma innanzitutto le persone, creando una realtà per la quale la «relazione con il prossimo» è componente caratteristica del suo essere e del suo divenire. È attraverso una rete di «relazioni» che l’uomo si fa uomo, che cresce come individuo e si rivela come tale. Si tratta della relazione che, sul piano orizzontale, va da quella familiare, nella quale si colloca la sua origine, a quella che, per cerchi e intrecci vari, tocca l’orizzonte dell’umanità e, sul piano verticale, quella con il mondo spirituale della trascendenza. È proprio questo processo di relazionalità che vuol mettere in luce l’espressione «città dell’uomo a misura d’uomo».

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