Il Biologico fa comunità e crescono i Biodistretti con sinergie tra pubblico e privato: sono stati 19 quelli nati solo nell’ultimo biennio attivi in 646 comuni, dalla Val di Varaal Cilento e ora le Murge. Sono un sostegno decisivo per gli agricoltori che adesso sono in attesa dell’approvazione della legge nazionale e per i contributi. Per diciannove volte, in ventiquattro mesi, agricoltori, amministrazioni pubbliche, produttori, operatori turistici e associazioni si sono uniti con l’obiettivo di promuovere l’agricoltura biologica sul proprio territorio. Negli ultimi anni – ha scritto in un recente rapporto l’ente di ricerca governativo Crea – l’approccio condiviso allo sviluppo locale proprio del distretto biologico si è notevolmente diffuso.

È una crescita netta che potrebbe continuare e addirittura accelerare ulteriormente perché, sostiene Alberto Sturla del Crea, «i biodistretti sono laboratori di sostenibilità ambientale, sociale ed economica». Di questi laboratori se ne contano più di50 in tutto il Paese. La Regione che ne ospita il maggior numero è la Toscana, seguono Veneto e Sicilia con cinque e altre quattro regioni con quattro. Non tutti i Biodistretti sono attivi allo stesso modo e, soprattutto i più recenti, svolgono attività ancora limitate. Complessivamente, però, si tratta di un fenomeno che coinvolge 646 comuni e copre una superficie di oltre 34mila chilometri quadrati, pari all’11 per cento di tutto il suolo nazionale. «I Biodistretti – spiega Alessandro Triantafyllidis, dell’Associazione italiana agricoltura biologica AIAB – rendono protagonista non solo il biologico, ma l’intera Comunità locale». Lo fanno promuovendo sinergie tra pubblico e privato, coinvolgendo i cittadini e integrando la filiera agricola con quelle di artigianato e turismo. Concretamente, le possibilità operative:
- Sostegno con le certificazioni e formazione per gli agricoltori
- Collaborazioni con Gruppi di acquisto solidale
- Menu bio nelle mense scolastiche
- Una maggiore capacità di ottenere contributi economici